La sùrbile o coga è una figura mitologica che si distingue dalle altre per una particolarità: non si tratta di uno spirito, di un animale dai poteri magici o di un demone, ma di una donna in carne e ossa colpita da una maledizione sin dalla nascita. Non tutti sono d’accordo sulla causa della maledizione (solo per citare un paio di esempi, alcuni dicono che colpisse l’ultima di 7 figlie femmine, mentre altri sostengono che ne fossero affette le donne nate a mezzanotte del 31 ottobre, giorno dei morti), ma non c’è dubbio sul fatto che quest’essere non assomiglia né alle streghe, né ai vampiri ai quali oggi siamo sempre più abituati a pensare.

Non vola su una scopa e non esegue incantesimi. Non indossa lunghi mantelli neri, né è capace di incantare gli esseri umani con le proprie parole o di trasformare le proprie vittime in altri vampiri. Quel che invece è certo è che questa strega vampiro è capace di trasformarsi in animali (di fatto, preferisce trasformarsi in una mosca o in altri insetti) e che la sua maledizione la porta a succhiare il sangue dei neonati.

Eppure, forse proprio perché le sue cattive azioni sono il frutto non di un animo malvagio ma di un antico maleficio, per liberarsi di lei non si ricorre al paletto di frassino da conficcare nel cuore, come avveniva con Dracula di Bram Stoker. Esistono diversi metodi per evitare che la sùrbile attacchi i neonati nel sonno. Esistono dei brebus, frasi magiche pronunciate per tenerla lontano, oppure l’uso di falci dentate o di chicchi di grano da piazzare vicino al capezzale del piccolo (secondo la leggenda, la strega non saprebbe resistere alla tentazione di contare i chicchi di grano o i denti del falcetto, ma essendo incapace di andare oltre al numero 7 resterebbe bloccata a contare fino a quando l’alba non l’avesse spinta a fuggire). E poi esiste una soluzione più definitiva, che non tutti conoscono e che richiede una certa dose di coraggio, di umanità e di generosità.